Nuova BMW R 12 G/S: la linea sottile tra ieri e domani
La nuova BMW R 12 G/S è una enduro moderna ma legata alle tradizioni, una moto da vivere, da ascoltare, da spingere oltre l’orizzonte.

Ci sono sigle che non hanno bisogno di spiegazioni. G/S è una di quelle. Due lettere e una barra inclinata che non separa, ma unisce. Un ponte tra la polvere e l’asfalto, tra l’avventura e la quotidianità. Con la nuova BMW R 12 G/S, la Casa di Monaco rispolvera una delle icone più pure del motociclismo e la rilegge con occhi nuovi, senza perdere un grammo dell’anima originaria.
Era il 1980 quando la R 80 G/S fece il suo ingresso nel mondo, rompendo gli schemi, tracciando una rotta mai battuta prima: una moto capace di affrontare le piste con il piglio delle specialistiche, ma altrettanto a suo agio su strada. Il tutto spinto da un boxer solido come il granito. Oggi, quel nome torna, e non per inseguire il passato, ma per rilanciarlo nel presente con una voce più profonda e consapevole.
Dopo la sportiva BMW R 12 nineT S – tributo elegante alla R 90 S – la nuova G/S è l’anima ruvida della famiglia. Scarna, sincera, autentica. Una enduro nel senso più classico del termine, ma con tutte le credenziali tecniche di oggi. Il look è volutamente essenziale: parafango alto, ruote a raggi, sella snella e linee tese che raccontano tutto senza dire troppo. È una moto che non cerca l’effetto, ma l’efficacia.
Il cuore è il boxer da 1.170 cc raffreddato ad aria/olio, una scelta che sa di rispetto per la tradizione, ma ottimizzato per essere elastico, corposo, immediato. I numeri dicono 109 CV a 7.000 giri e 115 Nm di coppia a 6.500, ma sono le sensazioni che contano di più: una spinta piena, continua, accompagnata da un sound profondo che risale lungo la spina dorsale grazie allo scarico alto laterale, altro cenno stilistico alla memoria collettiva.
La nuova BMW R 12 G/S non è una retro-moto, ma una dichiarazione di intenti. Un mezzo pensato per chi ama le strade che finiscono nel nulla, per chi cerca l’esperienza, non solo la prestazione. Non vuole stupire con l’eccesso, ma conquistare con l’equilibrio. Un ritorno alle origini che non sa di passato, ma di futuro con radici solide.
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